Edilizia e artigianato a picco nel teramano

TERAMO – E’ l’artigianato, specialmente a Teramo e all’Aquila, il settore che soffre maggiormente i colpi della crisi economica che si abbatte sulle imprese in difficoltà a causa di una scarsa propensione all’innovazione, un forte indebitamento a breve termine e per la restrizione creditizia in atto. Con il risultato di consegnare la peggiore performance dell’ultimo decennio. E’ la sintesi che emerge da uno studio della Cna, che ha preso in esame l’andamento delle imprese artigiane abruzzesi nei primi nove mesi dell’anno. Tra gennaio e settembre 2012 il numero delle imprese artigiane ha subito una flessione di 613 unità, frutto della differenza tra le 1861 imprese iscritte e le 2474 cancellate; assai peggio, dunque, di quanto accaduto nel 2009, quando il segno “meno” si era attestato a quota 216. La distribuzione tra i tre diversi trimestri (gennaio-marzo; aprile-giugno; luglio-settembre) svela, oltretutto, come dopo la prima, timidissima ripresa del secondo trimestre (+21) dopo l’inizio orribile dell’anno (-580) nei primi tre mesi, il barometro delle sorti della piccola impresa abruzzesi torni a segnalare burrasca (-54). In percentuale, il decremento delle imprese artigiane è stato dell’1,69%, il doppio rispetto alla media nazionale (-0,87%). Sul piano territoriale, va decisamente peggio nell’Aquilano e nel Teramano, con diminuzioni rispettivamente di 217 e 203 unità. Mentre a Pescara e Chieti è andata un po’ meglio, visto che le cadute sono di 108 e 85. Stessa sorte hanno seguito i diversi comparti produttivi, con flessioni più marcate nelle costruzioni (-313 unità), seguite da industria manifatturiera (-167), servizi (-67), riparazioni (-60), agricoltura (-11). Con le sole attività ricettive (+3) in lievissima controtendenza. Tra le province, spicca la flessione del comparto edilizio della piccola impresa a Teramo (-130), L’Aquila (-96) e Pescara (-58); mentre le diminuzioni più consistenti nell’industria manifatturiera appartengono a Chieti (-39), L’Aquila (-60),  Teramo (-46) e Pescara (-22). Nel settore delle riparazioni delle auto e dei prodotti per la casa i decrementi non sono stati  molto elevati a Teramo (-18), all’Aquila (-18), a Pescara (-17). un po’ meno a Chieti.  “Occorrono misure innovative e investimenti su trasmissione d’impresa e start-up per frenare il declino della piccola e della micro-impresa abruzzese – si legge in una nota della Cna – e investire in quei pochi settori produttivi che mostrano segni di controtendenza rispetto allo crisi, o su quei pochi strumenti innovativi a disposizione: come i poli di innovazione e le reti d’impresa. «Le  performance negative doppie rispetto alla media italiana – osserva così il direttore regionale Graziano Di Costanzo – svela più di qualsiasi altro dato la situazione di sofferenza che vivono le piccole imprese di questa regione”. Punta il dito verso un più deciso intervento sui settori innovativi il presidente regionale della Cna, Italo Lupo: «Non ci sono politiche attive di sostegno al turismo, che invece può rappresentare un formidabile volano per la nostra economia, e che ben si concilia con le esigenze dell’artigianato e della piccola impresa». La critica della Cna chiama direttamente in causa le politiche regionali: «Avevamo proposto alla Regione una misura specifica sui fondi comunitari che residuano, occorre assicurare un aiuto efficace allo start-up, ovvero alla fase d’avvio dell’attività dell’impresa: i primi anni  di vita sono decisivi per la vita di una piccola impresa, eppure da ben cinque anni sul capitolo di bilancio della Regione, a questa voce corrispondono zero euro».